Scenica Frammenti

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COMPAGNIA DI GIRO

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“In un periodo così difficile per il teatro e la cultura in genere, sentiamo l’esigenza di tornare alle radici e attraverso il nostro lavoro portare il messaggio che da sempre ci contraddistingue, ovvero l’arte prima del denaro e soprattutto l’esistenza ad ogni costo. L’esistenza diventa così una sorta di resistenza a chi sta venendo meno ad un logico impegno per far sì che la cultura e l’arte mantengano il proprio ruolo fondamentale per la società. Visto che per noi, da sempre, esistere vuol dire poter divulgare il nostro messaggio artistico e culturale, resistere diventa un modo produttivo per andare avanti, continuare a fare il proprio mestiere ed essere persone vive che incontrano le tante altre persone vive di questo splendido paese.”  

Loris Seghizzi

 

Compagnia di giro è un progetto di teatro in strada.

Ripercorrendo le tappe della storia della nostra compagnia teatrale vogliamo riportare il teatro alla sua natura primitiva, la cultura attraverso lo spettacolo nei luoghi dove il suo pubblico vive.

Allontanarci dagli spazi teatrali per eliminare le distanze odierne tra attori e cittadini. Nella speranza di rivivere una primavera teatrale che è genesi nostra ma anche del nostro paese.

Attraverso un percorso geografico-storico la compagnia di giro tornerà ad esibirsi nelle piazze dei paesi che a metà del 1900 l’hanno ospitata ed applaudita. Come allora anche oggi, il fine delle loro esibizioni non sarà un compenso predeterminato ma sarà il confronto con un pubblico ogni volta nuovo che potrà ricompensare gli attori, come si usava una volta, nel modo desiderato.

Maggiori info e il documentario sulla pagina del progetto http://www.compagniadigiro.eu

 

LE MOTIVAZIONI

La Compagnia Scenica Frammenti ha una lunga storia, iniziata nei primi anni del ‘900 e da sempre contraddistinta da un’impronta familiare. Ad oggi una delle più antiche d’Italia. In particolare a partire dall’immediato dopo guerra, a seguito dell’incontro tra Franco Seghizzi e Vincenza Barone, entrambi figli d’arte, questa storia ha corso tra paesi di montagna, teatri improvvisati, scantinati e piccole piazze, soprattutto nel martoriato sud Italia di quell’epoca.

Oggi Scenica Frammenti, il proseguimento naturale del Gruppo Artistico Moderno, che poi è diventò I Sorgenti e dopo ancora (negli ani ’80) I Superstiti, ha sede in un piccolo borgo della Toscana dove gestisce un teatro da ottanta posti e organizza un festival nazionale da quattordici anni. Ancora oggi la compagnia mantiene l’impronta familiare ed è infatti diretta da Loris Seghizzi, quarto ed ultimo figlio di Vincenza Barone e Franco Seghizzi, che cura i progetti artistici portati in scena dalla madre e dai tre fratelli.

A seguito della pubblicazione del libro Memoria – storia di una famiglia teatrale, scritto dallo stesso Loris Seghizzi con Francesco Niccolini e edito da Titivillus, il cui titolo si rifà all’omonimo spettacolo teatrale che narra la storia della Compagnia Familiare, Scenica Frammenti ha ideato un progetto che vede quale soggetto la Compagnia di Giro.

Questo tipo di compagnia in Italia non esiste praticamente più e noi siamo stati gli ultimi a fermarci nel 1986.

La Compagnia dunque proporrà i propri spettacoli così come accadeva tra gli anni cinquanta agli anni ottanta ogni momento verrà registrato per far sì che ne nasca un documentario. Tutto ciò darà visibilità ai luoghi e ai protagonisti di un percorso che vuole essere il più possibile condiviso tra chi il teatro lo rende possibile: gli artisti e il pubblico.

 

Le date e il percorso della compagnia di giro seguiranno una mappa ideale, un percorso che consentirà di attraversare l’Italia scavalcando confini geografici e temporali.

La richiesta che si rivolgerà alle istituzioni locali sarà quella di sostenere il progetto aprendo le porte della città, consentendo l’esibizione nelle piazze, senza necessità di sostenere costi eccessivi. Si cercherà di stimolare l’incontro con il territorio, con la gente che lo abita, con chi ricorda e con chi ha la curiosità di scoprire: anziani e bambini verranno portati a conoscere quella che è la storia della nostra compagnia e perciò dell’Italia del dopoguerra. Ogni rappresentazione potrà diventare per le comunità pretesto per valorizzare i propri valori, proprio come accadeva una volta, intorno allo spettacolo il paese intero si ritroverà ad essere al centro della scena.

C’era una volta, c’è ancora, una compagnia di giro…

Noi teatranti passiamo la vita a cercare stagioni dove essere inseriti, consensi dai critici e dagli operatori, amicizie, magari politiche, che ci portino lavoro, poi anche il consenso del pubblico. Peccato che spesso quando ci troviamo seduti in un teatro, difficilmente pieno, guardandoci attorno scopriamo che siamo quasi sempre gli stessi. Negli ultimi anni mi è venuto spesso alla mente il pensiero che il teatro sia per pochi, proprio come mi dice la gente al bar, qui a Lari, quando gli chiedo perché si vedano così poco al nostro piccolo comunale… “Roba da intellettuali, roba da gente di cultura, roba difficile da capire, anzi, un ci si ‘apisce nulla”.

Eppure sono cresciuto con altre immagini, con altri racconti, racconti di popolo festoso, partecipante, a gremire le piazze e i luoghi, qualsiasi, dove vi fosse una messa in scena teatrale. Questo accadeva quando chi mi ha preceduto si spostava da un paese all’altro della nostra Italia facendo spettacolo. L’anno scorso allora ho voluto provare a farlo, andando a cercare di nuovo quei luoghi dove i miei non e i miei genitori prima, durante e dopo la guerra portavano il teatro. E’ stato bellissimo, talmente bello che quest’anno abbiamo voluto ripetere l’esperienza. Ora anche io potrò raccontare a mio figlio, che oggi ha poco più di tre mesi, che nel ’13 e nel ’14 siamo andati con i nostri spettacoli ad incontrare la gente, nelle piazze o sotto un loggiato, in luoghi dismessi con o senza palco, usando la scenografia naturale e nei piccoli teatri che odorano di cucina, tanto è poco il tempo che è passato dall’ultima sagra… e abbiamo chiesto di portarsi le sedie da casa e quando qualcuno se l’è dimenticato abbiamo tirato fuori le panca dalla piccola chiesa, abbiamo fatto cappello chiedendo soldi o cibo, abbiamo abbracciato centinaia di persone che riempivano gli spazi per vederci in scena; ci hanno aperto le loro case per mangiare con loro e ci hanno portato il caffè della moka, la mattina e dopo pranzo.

Ora sono qui a scrivere queste righe che servono a non dimenticare, anzi, a ricordare. A ricordare quei momenti e quelle facce, a ricordare che il pubblico vero esiste e sta a noi andarlo a riprendere.

Noi continueremo…

Si è conclusa la seconda esperienza di compagnia di giro per Scenica Frammenti

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