direttore tecnico : Lara Monterastelli

“Nella periferia, Tra la roba finta, non abbiamo niente! Abbaiamo almeno a tutto quello che si muove Che ci svolazza Che Ci Cigola intorno di dinoccolato nella polvere, si, si, poi Aspettiamo un poco…
Finché poi Finalmente Quei colori accesi  Non si corrompono Non si crepano le plastiche Si disfa il tessuto chimico Finché la roba finta non si rompa E diventi roba
Roba e basta”

Un uomo, un trovarobe, un proclamatore, un pensatore che declama dal suo pulpito la distruzione delle robe di plastica.
Una donna, una cartaccia, da lui trovata. Lo ascolta, cuce il suo velo da sposa, ribatte. Accetta. Lo rimprovera di essere idealista e incomprensibile.
Nella periferia dimenticata, fra la roba finta, si cerca una verità che è un pretesto per restare.
Luci come partitura emotiva e narrativa.

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“La Roba Finta” nasce da un testo di Pietro Piva.

Inizialmente pensavamo fosse la storia di due persone/personaggi. Un trovarobe declamatore e una donna da lui trovata, in un parcheggio vuoto, nella periferia, dove rimanevano solo i resti della vita che c’era stata, e che ora era andata in qualche altro luogo, un supermercato, uno stadio, un altrove, dal quale i discorsi, i comizi del trovarobe non potevano essere sentiti.

Non sapevamo nient’altro. Ci siamo lasciati guidare dalla vita della scena, senza imporre una narrazione. Un lavoro che abbiamo pensato aperto, allontanato il più possibile dalle soluzioni sceniche plausibili.

Da lì abbiamo scoperto che i due personaggi sono una coppia con un passato ed un futuro. La scena è un presente quotidiano che non si risparmia ferite. Che vuol mostrare anche il singolo nudo e la cura che portiamo a volte verso i nostri simili, anche se non sempre ce li siamo scelti.

Ma andando avanti abbiamo capito che non è solo questo. È accaduto qualcosa che ha portato all’impossibilità di toccarsi

Ci siamo accorti che probabilmente lui è in coma

Il palco mano a mano s’è popolato di plastica luminosa, a volte timida, a volte cafona, ma sempre presente a popolare il sottobosco in cui si muovono i nostri eroi. Lavorando su un testo originale e per certi versi ostico, l’unica direzione possibile ci è sembrata quella della suggestione cromatica che ogni scena, appunto, suggeriva. Così abbiamo orchestrato sacchetti e luce, anima dell’immaginario de La Roba Finta. Insieme ad una sedia, uno sgabello, una grande pezza di pluriball, un ago, un filo rosso e due attori.

La Quiete nasce dall’incontro di Pietro Piva (13-10-1982), Rossella Cabiddu (14-04-1983) e Marta Sappa (20-05-1986) durante il biennio di Formazione per attori presso il Teatro San Martino di Bologna.

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